La Casermetta al Col de la Seigne
Di proprietà della Regione autonoma Valle d'Aosta ed in gestione alla Fondazione Montagna sicura, la Casermetta al Col de La Seigne (Val Veny, Courmayeur) è un centro di educazione ambientale transfrontaliero dell'Espace Mont-Blanc, oltre che una postazione strategica per l'acquisizione di dati sia di tipo socio-demografico relativi ai frequentatori del Tour du Mont-Blanc sia di tipo scientifico ai fini del monitoraggio degli ecosistemi montani.
La Casermetta è stata ristrutturata nell'ambito delle azioni concrete intraprese dall'Espace Mont-Blanc nel Programma Interreg IIIA Alcotra Francia-Italia.
All'interno sono allestiti un plastico del massiccio del Monte Bianco (maquette) e diversi pannelli descrittivi che illustrano gli aspetti naturalistici, ambientali, geografici e storici del territorio.
Per il suo funzionamento, la Casermetta è stata dotata di un sistema di approvvigionamento energetico basato completamente sulle fonti rinnovabili: pannelli solari, fotovoltaici ed una micro centrale idroelettrica.
Nell'ambito del PIT dell'Espace Mont-Blanc (di recente approvazione, programma UE Alcotra), la Casermetta è inserita in una rete di centri di educazione ambientale, con particolare riferimento ai ghiacciai ed alle loro dinamiche.
Fondazione Montagna Sicura, tramite il suo personale specializzato, organizza durante il periodo di apertura diversi atelier di animazione con incontri tematici in materia di rischi naturali, glaciologia, flora e fauna, sicurezza in montagna, adattamenti fisiologici alla quota ed energie rinnovabili.
La storia della Casermetta
Le vicende della Casermetta si inseriscono nella lunga storia del Col de la Seigne che fin da tempi antichi rappresenta una vera e propria porta d'ingresso in Valle d'Aosta, luogo di passaggio di uomini e merci provenienti o diretti in Francia.
Il toponimo ha un'origine antica quanto incerta. I termini medioevali Mons Senae, Collium de Senia, Alpis Seniae richiamano a Colle del Segnale, mentre il termine celtico "sange" significa terreno paludoso, presente più a valle, nella zona del lago Combal.
Il Col de la Seigne, passaggio già noto ai Romani, continuò ad essere usato in epoca medievale - quando assunse definitivamente il nome attuale - periodo durante il quale le favorevoli condizioni climatiche consentivano l'utilizzo di passaggi alpini in alta quota per molti mesi all'anno.
Bisogna però aspettare il 1863 perché il Tour du Mont Blanc, e soprattutto il Col de la Seigne, assuma un ruolo di spicco nei racconti dei viaggiatori e alpinisti inglesi. John Ball, presidente dell'Alpine Club, cita espressamente il Col de la Seigne annoverandolo tra i più bei punti panoramici di tutto il percorso, in grado di "rendere sempre questa parte della via estremamente interessante per i veri amanti della natura".
La Casermetta al Col de la Seigne testimonia un periodo di difficile convivenza tra le nazioni al di qua e al di là delle Alpi, rappresentando infatti un avamposto lungo la frontiera tra Italia e Francia costantemente sorvegliato da un presidio militare.
Negli anni Trenta, con il salire della tensione internazionale, nel settore del Monte Bianco si svolsero spettacolari esercitazioni con manovre di reparti militari in alta quota. Il momento più buio vissuto in questi luoghi è legato al secondo conflitto mondiale, durante il quale il Col de la Seigne fu teatro di uno degli attacchi sferrati dall'esercito italiano alle spalle di una Francia ormai battuta dalla Germania nazista. Ancora oggi sono riconoscibili ovunque in quest'area i resti delle fortificazioni e delle postazioni di tiro.
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la storia della Casermetta prese finalmente una strada diversa. Nell'inverno del 1945, un gruppo di aspiranti allievi maestri di sci si riunì, sotto la direzione di Francis Salluard, per ridare vita alla Scuola di Sci Monte Bianco. Le difficoltà erano considerevoli, le risorse economiche scarseggiavano e le attrezzature sciistiche difettavano, così gli aspiranti allievi si appropriarono degli sci bianchi di frassino abbandonati dall'esercito tedesco al Col de la Seigne durante la precipitosa ritirata che seguì il 25 aprile.
Ora il Col de la Seigne e la Casermetta così come la possiamo vedere oggi, rinata dopo anni di abbandono, sono tornati a rappresentare un vero spazio di incontro per tutti coloro che, con lo stesso spirito dei primi viaggiatori, scoprono questo meraviglioso angolo delle Alpi.
Le energie rinnovabili
La ristrutturazione della Casermetta si inserisce nel quadro di azioni concrete intraprese dall'Espace Mont-Blanc, finalizzate a favorire la conoscenza del patrimonio naturale e a sensibilizzare il pubblico sul rispetto dell'ambiente. In quest'ottica è risultato fondamentale, per garantire l'approvvigionamento energetico dell'intera struttura, l'utilizzo di fonti rinnovabili che comportano:
- mancata emissione di CO2;
- mancata emissione di ossidi di azoto, di zolfo e di polveri sottili;
- minore necessità di infrastrutture per il trasporto dell'energia.
L' energia pulita necessaria al funzionamento della struttura viene prodotta attraverso:
- micro centrale idroelettrica;
- pannelli solari termici;
- pannelli solari fotovoltaici.
Micro centrale idroelettrica
Si tratta di una centrale che sfrutta l'energia dell'acqua convogliata su una turbina. Grazie alla spinta dell'acqua la turbina mette in movimento un alternatore che trasforma il movimento in energia elettrica. L'acqua, una volta utilizzata nella micro centrale, viene poi restituita al suo corso naturale in quanto le sue caratteristiche chimico-fisiche non subiscono nessuna trasformazione. Questo sistema di produzione può essere utilizzato solo in alcuni periodi dell'anno, quando c'è abbastanza acqua alla sorgente della Dora di Vény. Per questo motivo la Casermetta è dotata di un sistema di approvvigionamento energetico misto basato anche su pannelli solari.
I pannelli solari
L'energia solare è la fonte più diffusa sulla terra: rinnovabile, disponibile, gratuita e in quantità largamente superiore ai fabbisogni energetici della popolazione mondiale. L'utilizzo dei pannelli solari ha come diretta conseguenza il risparmio di combustibili e di energia elettrica che, in Italia, deriva per l'84% dagli idrocarburi. I pannelli solari permettono di trasformare i raggi del sole in energia e si suddividono in: termici e fotovoltaici.
- Nei pannelli termici l'energia catturata dal collettore solare (pannello) viene trasferita ad un fluido termovettore (una miscela di acqua e antigelo) che circola all'interno del collettore stesso. Tale fluido giunge poi al serbatoio di accumulo, dove avviene lo scambio di calore tra il fluido termovettore e l'acqua contenuta nel serbatoio. L'acqua calda accumulata nel serbatoio può raggiungere i 60-70° C ed essere impiegata per usi sanitari o per il riscaldamento dell'edificio.
- I pannelli fotovoltaici permettono invece la conversione diretta dell'energia solare in elettricità. Lo stesso nome "fotovoltaico" esprime in sé tutto il significato della scoperta: "foto" deriva da luce, "voltaico" deriva da Alessandro Volta, inventore della batteria. L'elemento base di un pannello fotovoltaico è "la cella fotovoltaica": una piccola lastra di materiale semiconduttore, generalmente silicio, che una volta colpita dalla radiazione solare è in grado di produrre energia elettrica. Quando la luce del sole colpisce la cella, si crea una corrente elettrica continua, pari all'energia fornita da una debole pila. Collegando opportunamente in serie e in parallelo più celle si viene ad avere la tensione e la potenza elettrica richiesta dall'impianto. L'energia elettrica prodotta è normalmente in corrente continua a bassa tensione. Per essere utilizzata dalle usuali apparecchiature elettriche deve essere trasformata in corrente alternata a 220 Volt: questo avviene attraverso l'uso di uno strumento chiamato 'inverter'.